Storia delle Terre Spezzate

Sommario

I Re della Primavera
Gli Uomini del Mare
I Secoli Bui
L'Egemonia di Castelbruma
Anni Contemporanei: le Cronache
logo-terre-spezzate-icona.pngVedi anche Storia delle Terre Spezzate - Racconti e Canzoni, periodi storici:
Re della Primavera, Invasione degli Uomini del Mare, Dominio del Sole, Secoli bui, Dominio di Vesta, Egemonia di Castelbruma, Ascesa dei Gastaldi
Cronologia Sintetica - Personaggi storici - Storia di Altabrina - di Castelbruma - di Valleterna - di Corona del Re - di Neenuvar - di Venalia - di Meridia


Quella che viene considerata storia contemporanea nelle Terre Spezzate, di cui la memoria è fresca e si trovano facilmente cronache e resoconti, inizia nell'anno 1256 dopo l'Incoronazione.
Innumerevoli tuttavia sono stati i secoli che segnarono la crescita e l'evoluzione delle Terre, poiché gli immortali Elfi furono i primi Re e lungo fu il tempo in cui vissero quali signori incontrastati; ma benché essi abbiano un proprio computo degli anni, furono gli Uomini giunti dal Mare che li sconfissero a segnare l'inizio della storia. L'anno uno coincide dunque con l'Incoronazione del primo Re del Mare, lo stesso anno in cui la capitale del regno degli Elfi cadde, e Altamar divenne Dimora.

La storia ha visto sette grandi dinastie (o popoli che dir si voglia) dominare in successione tutte o quasi le Terre Spezzate; i sapienti contano altrettanti periodi storici principali.
  1. I leggendari sovrani Elfi durante l'età dei Re della Primavera (fino a due millenni orsono)
  2. Gli Eliarchi Adusti che fondarono il cosiddetto Impero del Fuoco (sedici secoli fa)
  3. I Re degli Uomini del Mare che riunirono tutte le terre sotto il giogo dell'acciaio (dodici secoli fa, anno 1, l'Incoronazione)
  4. Il Difensore degli Uomini Alessandro nel prospero ma breve Dominio del Sole (nove secoli fa)
  5. Il Profeta Castamante e i suoi discendenti che con il Dominio di Vesta posero fine ai Secoli Bui (cinque secoli fa)
  6. I Principi brumiani che li rovesciarono durante la fragile Egemonia di Castelbruma (un secolo e mezzo fa)
  7. I Gastaldi di Dimora che diedero al Regno una forma molto simile all'attuale (ottant'anni orsono)

Vedi anche la Cronologia Sintetica e l'elenco dei personaggi storici più influenti delle Terre Spezzate

I Re della Primavera

L'età dell'oro degli antichi
In tempi antichissimi gli Elfi fiorivano e popolavano le Terre Spezzate, in armonia con una natura ricca e generosa ma vessati dalle incursioni di numerose creature selvagge, tra cui i primordiali Bruti. Esigui in numero rispetto alla vastità del territorio, gli Elfi abitavano principalmente la fascia centrale delle Terre Spezzate, lussureggiante e temperata; la città di Altamar (Grande Dimora), sorse come capitale del loro regno che si estendeva da Venalia a Valleterna. I Bruti in quest’epoca remota erano poco più che animali, sciamavano per le terre selvagge e compivano frequenti scorrerie ai danni degli Elfi. Col passare del tempo si stabilirono principalmente ai margini del Regno, a Castelbruma, Altabrina e Meridia.

L'incontro con gli uomini
L’arrivo dei primi uomini Spinti dall’avanzare del deserto, molte tribù di uomini noti come Adusti giunsero da sud nelle Terre Spezzate.
All’ombra degli Elfi, svilupparono una propria civiltà, ancora fortemente legata al deserto da cui provenivano e alle proprie tradizioni tribali.
Un giorno, accadde che i due figli gemelli di un importante capotribù degli Adusti ebbero una lite. Uno dei due riteneva che il Popolo degli Uomini fosse ormai diventato adulto e non abbisognasse più della guida degli Elfi; l’altro invece considerava gli Elfi dei padri
saggi e amorevoli, la cui nobiltà e grazia imponeva umiltà e obbedienza. Alla fine, vedendo che non c’era speranza di trovare un accordo, prese le distanze dal fratello e si tatuò il viso e gli occhi, per rimarcare la loro differenza e la cecità del gemello. I gemelli si separarono, e ognuno dei due diede origine a una stirpe: gli Uomini della Sabbia, che si stanziarono nelle odierne Meridia e Venalia; e i Pitti, gli Uomini Dipinti, che vennero accolti presso gli Elfi.

Gli uomini seguono il loro destino: il nord e il sud
I Pitti si stabilirono negli attuali territori di Corona del Re, Valleterna e Neenuvar. Pur rispettando le leggi ed emulando il modo di vivere degli Elfi, la loro natura umana li portava ad essere prolifici ed espansionisti. Il Re degli Elfi s'avvide che il proprio popolo era troppo concentrato e che la terra faticava a nutrire e soddisfare i bisogni di tutti, fece allora dono ai Pitti dei territori di Castelbruma e Altabrina, quasi disabitati.
I Pitti apprezzarono con riconoscenza il dono, incuranti del fatto che quei territori impervi erano già abitati dai feroci bruti e che gli Uomini della Sabbia definissero quel dono niente più che un esilio. Nei secoli, e grazie al progressivo popolamento delle Terre Spezzate, i Bruti si incivilirono, apprendendo i rudimenti dell’allevamento e della lavorazione dell’argilla, del legno e dei metalli. In alcune zone di Meridia convivevano in pace con gli Uomini della Sabbia, benché non pochi Bruti fossero predoni e assassini. Ma fu soprattutto nelle ricche foreste e vallate di Altabrina che si realizzò una piena e pacifica convivenza con i Pitti.
A sud gli Uomini della Sabbia si erano riuniti nell'Impero del Fuoco, una società ricca dominata da una casta di potenti sacerdoti-maghi guidati da un teocrate noto come l'Eliarca.


Gli Uomini del Mare

Quasi sei secoli dopo il giungere dei primi uomini nelle Terre Spezzate, altri uomini giunsero da nord per razziare e conquistare. Nel corso di una serie di inverni eccezionalmente freddi, il mare intorno alle Isole del Nord si ghiacciò, permettendo il passaggio agli Uomini del Mare, un popolo rozzo e fiero la cui origine si è persa nei meandri del tempo. Primitivi e aggressivi, gli Uomini del Mare conoscevano il segreto dell’acciaio, ed erano in grado di forgiare armi e armature senza pari per quell’epoca. Forti della loro superiorità, e dell’alleanza di molti Bruti che nei territori di Castelbruma si convertirono alla loro causa, in una decina di anni conquistarono tutte le Terre Spezzate, distruggendo chiunque si parasse sul loro cammino. Gli Elfi fuggirono a Neenuvar, e furono costretti a giurare fedeltà ai Re del Mare; il saccheggio di Altamar e la successiva Caduta è l’episodio più tragico della loro storia. Da quel momento il popolo degli Elfi divenne un popolo triste e malinconico; addirittura, le Elfe colpite dalla disperazione dell'esilio, non furono più in grado di generare figli. Cercando disperatamente di portare avanti la propria stirpe, gli Elfi si accoppiarono con altre razze dando vita agli Eredi. Nonostante un nascituro erediti sempre dalla madre i propri tratti razziali, la magia degli Elfi si trasmise ai loro nuovi figli e influenzò il consueto corso della natura, nacque così una stirpe di creature fisicamente molto simili agli Elfi, ma mortali e senza il loro innato potere magico.
La cultura degli Elfi sopravvisse alla Caduta, ma essi erano ormai una razza morente.
I Pitti, massacrati a Castelbruma dove gli Uomini del Mare approdarono all’inizio, si rifugiarono presso gli Elfi e nelle gelide terre di Altabrina.
L'Impero del Fuoco, che univa gli attuali Principati di Meridia e Venalia, fu colpito dall’invasione alla fine, quando ormai il suo impeto stava scemando. In seguito ad un primo tentativo di resistenza gli Uomini della Sabbia compresero che poco valeva opporsi alla superiorità degli Uomini del Mare, e riuscirono a salvare le loro città e le loro genti, al prezzo ovviamente di un duro vassallaggio e di ingenti tributi. L'impero del Fuoco cadde e la potente magia della fiamma, su cui l'Impero era stato costruito, venne bandita.
Ovunque nelle Terre Spezzate, gli Uomini del Mare dettavano legge.


Il popolo in viaggio

Da terre lontane, oltre il tramonto, approdò sulle sponde venali un popolo straniero dalla carnagione pallida: i Niviani. Essi attraversarono il mare con navi quali non se ne erano mai viste nelle Terre Spezzate, navi lunghe e larghe, con stive profonde e grande pescaggio, dotate di due o tre alberi muniti di vele anziché di rematori. Ben accolti a Venalia, allora provincia settentrionale di
Meridia, in cambio d’asilo offrirono agli Uomini della Sabbia le proprie conoscenze, vastissime sia nella navigazione che nella magia, da cui parevano permeati.
Della nuova razza e dei suoi costumi diffidavano però gli Uomini del Mare, che ne temevano la natura e la magia, ambigue e subdole. I Niviani furono pertanto perseguitati durante tutto l’Impero degli Uomini del Mare, e furono i suoi più accaniti oppositori.

Il Dominio del Sole

Un guerriero merida di grande valore ed eccezionale carisma fu tra i protagonisti della caduta dell’impero degli Uomini del Mare, e divenne uno dei sovrani più amati che mai ascesero al trono di Dimora. Forte di un potente esercito Alessandro marciò su Dimora sconfiggendo il Re del Mare, conquistò tutte le Terre Spezzate e le riunì nel cosiddetto “Dominio del Sole”, un regno di pace e tolleranza in cui tutte le razze, i culti e la magia erano accettate. Alessandro governò saggiamente le Terre Spezzate per cinquant’anni, portando benefici tali da venir ricordato come “Difensore degli Uomini”.


I Secoli Bui

Alla morte di Alessandro il regno si disgregò. Seguì un’era senza padroni e senza legge, in cui ogni uomo dovette badare alla propria salvezza, e in cui si formarono i Principati come li conosciamo oggi. Venalia, salvo ribellioni non durature, continuò a essere la provincia settentrionale di Meridia.


Il Culto Tetradico

Sul finire dei Secoli Bui a Valleterna si sviluppò una potente nobiltà equestre, forte della recente invenzione della staffa che rendeva i suoi Cavalieri pesanti imbattibili sul campo di battaglia. I Cavalieri valniani, dopo aver consolidato il dominio sul Principato, rivolsero le proprie mire verso le terre circostanti. Essi erano animati, durante le loro incessanti conquiste, da una nuova religione basata su Principi di legge, elitarietà e cortesia, nata proprio in quegli anni ad opera di un guerriero e profeta Valniano, Castamante. Il Culto Tetradico predicava l’esistenza di sole quattro divinità, i suoi presupposti filosofici spingevano la nobiltà all’eccellenza e guardavano con paternalismo al popolino, ma furono comunque una fiaccola di speranza per un’umanità stremata dai Secoli Bui, e una straordinaria occasione di trovare gloria e fortuna per uomini d’arme ambiziosi. Nel giro di qualche decennio, la cavalleria valniana governava dalla nuova capitale Vesta tutte le Terre Spezzate, tranne Neenuvar ed Altabrina, che difendevano strenuamente i loro antichi culti. L’Ecclesia Tetradica era l’organizzazione più potente e influente delle Terre Spezzate, e poiché il dominio di Valleterna si fondava su Castamante, profeta e conquistatore, i nobili erano contemporaneamente anche esponenti della chiesa e il Tetrarca ne era la guida, temporale come spirituale.
Durante il dominio di Valleterna alcuni Eredi meno tradizionalisti, affascinati dalla nuova religione e speranzosi per il futuro delle Terre Spezzate si trasferirono a Valleterna. Tramontato il sogno di veder rivivere gli antichi fasti, i discendenti di quegli Eredi abbracciarono la nuova fede e formarono la comunità che ancora oggi persiste nel Principato.

Tetrade.pngvedi anche: l'oltretomba e le religioni nelle Terre Spezzate. L'Antica Religione: Druidi della Madre Terra - Sciamani degli Spiriti - il culto a Castelbruma
il culto della Tetrade: Cerimonie della Tetrade - Quattro Dèi - Quattro Corpi - Empi e Devoti. Il Profeta Castamante: Quattro Rivelazioni Divine
l'Ecclesia: il Tetrarca, i Vescovi e i Sacerdoti (Custodi della Fede, Paladini e Sacerdoti della Tetrade). Storia del Dominio di Vesta e di Valleterna




La Peste Equina

Intorno alla metà del suo dominio, Valleterna fu colpita dalla più grave disgrazia. Una terribile epidemia, portata dai cavalli, si diffuse in tutte le Terre Spezzate.
Molti uomini e quasi tutti gli equini morirono; i pochi cavalli sani vennero uccisi dal popolo in preda alla psicosi. A tutt’oggi i cavalli sono estinti nelle Terre Spezzate, e considerati un simbolo di malattia e sventura.
Il potere militare di Valleterna fu gravemente compromesso. Per contro l’Ecclesia era ormai accettata e benvoluta dal popolo, e il culto Tetradico diffuso quasi ovunque. La peste segnò quindi, dal punto di vista religioso, un periodo di maggiore spiritualità in risposta alla punizione divina.


L'Egemonia di Castelbruma

Castelbruma e Altabrina, per nulla dome al nuovo ordine, sociale e religioso, che per secoli si era rafforzato nelle Terre Spezzate sotto l'influenza di Valleterna, sfruttarono la decadenza militare valniana per combattere e vincere una guerra che portò alla caduta dei Re di Valleterna e alla restaurazione del Vecchio Culto. I Brumiani ottennero inoltre anche l’aiuto di Neenuvar, con la promessa che gli Elfi avrebbero potuto fare ritorno a Dimora, quando la guerra fosse finita.
Ma una volta battuti i valniani Castelbruma elesse Dimora a propria capitale, e ancora una volta le Terre Spezzate sembrarono dover essere governate dalle fertili pianure di Corona del Re. L'appoggio di Neenuvar all'alleanza venne meno nel momento in cui i d'Urso, Principi di Castelbruma, sedettero sul trono di Dimora disattendendo la propria promessa. Inoltre la provincia merida di Venalia, che aveva accolto senza opposizione il nuovo dominio Brumiano, si rese indipendente tanto da questo quanto da Meridia, formando l’attuale Principato. Castelbruma, troppo impegnata nei duri scontri con i guerrieri valniani, fu costretta a rinunciare alla parte meridionale del Regno.
Negli anni in cui Castelbruma dominò sulle Terre Spezzate l’Ecclesia della Tetrade fu formalmente sciolta e costretta a sopravvivere nella clandestinità. Persecuzioni e riconversioni forzate al Vecchio Culto non repressero però il fervore religioso popolare. La fede tetradica era infatti profondamente radicata, e sopravvisse senza sostanziali cambiamenti, protetta da una segretezza solo formale.


L'Ascesa di Corona del Re

Una antica e nobile famiglia di Dimora, i Gastaldi, era nata sotto il regno degli Uomini del Mare ed era sopravvissuta ai Secoli Bui e al regno valniano servendo sempre e fedelmente la corona e chiunque la indossasse. I Gastaldi avevano infatti prestato vassallaggio sia ai Valniani sia ai Brumiani, protetti dall’astuzia, dal coraggio e da secoli di discreta influenza su Dimora e Corona del Re. Approfittando della debolezza del nuovo re brumiano, molle nipote di un ferreo conquistatore, e dell’appoggio di Venalia, Valleterna e Neenuvar,
Adriano dei Gastaldi riuscì a rovesciare il dominio di Castelbruma e prendere Meridia con la forza. Alla testa dell'esercito dei Gastaldi c'era Ganimede degli Alessandridi, discendente di Alessandro accolto dal popolo come il proprio legittimo sovrano.
Grazie alla sua eccezionale abilità politica e al suo personale carisma, Caio Magno dei Gastaldi, figlio del conquistatore e Re delle Terre Spezzate, riuscì negli anni successivi ad annettere anche Altabrina al proprio dominio stringendo un patto con il Clan del Falco, il cui capoclan fu incoronato Principe. Una comunità di Pitti venne inoltre accolta a Corona del Re per servire Sua Maestà come guardiacaccia.

La Pace del Re

Sotto i Gastaldi le Terre Spezzate rifiorirono. L'alleanza d'intenti con Venalia portò numerosi Niviani a stabilirsi a Dimora, antica e nuova capitale, che tornò a prosperare come ai tempi di Sua Eccellenza Solare Alessandro, il Difensore degli Uomini. La restaurazione dell'Ecclesia della Tetrade ad opera di Corona del Re cambiò profondamente l'antico regime. L'ordine tipicamente valniano in cui i nobili amministravano il culto ed il Re era anche Tetrarca venne meno, un concilio di tutti i padri predicatori si riunì ed elesse un nuovo Tetrarca, che prese sede a Dimora. Di contro fu consentita anche la pratica dell'antico culto, ancora fortissima a Neenuvar e Altabrina. Due generazioni e ottant’anni dopo, la Pace del Re regnava su tutti i Principati, fedeli a Cornelio dei Gastaldi: nel 1256 il discendente di coloro che servirono la Corona fino a divenirne Re occupava ancora il Trono del Sole.


Anni Contemporanei: le Cronache

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